Anchise Picchi ha iniziato come scultore, intorno alla seconda metà degli anni 20, ancor giovanissimo, dividendo prima lo studio con il compianto amico e scultore pisano Alvio Vaglini e poi continuando nel proprio studio in Collesalvetti (Livorno), fino al saccheggio e alla distruzione del medesimo ad opera delle truppe, durante la ritirata della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944. Dopo questo fatto, traumatico per l'artista, egli si dedicò quasi esclusivamente alla pittura. Subito dopo il periodo livornese, ossia intorno agli anni '80, l'autore ha ripreso anche la vecchia attività, realizzando tutta una serie di opere in bronzo, legno di noce, gesso bronzato, ceramica. Alcune di queste opere sono qui mostrate.
Come si vede immediatamente, l'impianto classico delle opere va ad arricchire una plasticità di sapore novecentista, completamente scevra da... "frivolezze veriste, che al tempo stesso si adegua a moduli antichi senza trasformarsi in arabesco decorativo, fino a trovare un equilibrio davvero suggestivo..." (da: Anchise Picchi tra Simbolismo e Novecento a cura di Francesca Cagianelli - ed. Bandecchi&Vivaldi, Pontedera, Pisa, 2004) |